Visita alla clinica psichiatrica
Durante una visita a un rinomato reparto di psichiatria, un visitatore curioso volle approfondire i metodi con cui lo staff determinava se i pazienti necessitavano di ricovero.
Avvicinandosi al capo sala, gli chiese:
"Mi scusi, ma come fate a capire se una persona deve essere trattenuta qui o può essere dimessa?"
Il capo sala, con un sorriso sornione, lo invitò a seguirlo in una stanza. Qui si trovava una grande vasca da bagno piena d'acqua. Accanto alla vasca, erano disposti ordinatamente un cucchiaino da caffè, una tazza da tè e un secchio.
"Vede", iniziò a spiegare il capo sala, "questo è uno dei nostri test più semplici. Chiediamo al paziente di svuotare questa vasca utilizzando uno degli strumenti a disposizione. Lei cosa userebbe?"
Il visitatore, gonfio di sicurezza, rispose prontamente:
"Beh, è ovvio! Una persona sana di mente userebbe il secchio: è più grande e veloce rispetto al cucchiaino o alla tazza!"
Il capo sala lo fissò con uno sguardo serio per qualche secondo, poi scoppiò in una risata fragorosa.
"No, no, caro signore. Una persona sana di mente toglierebbe semplicemente il tappo della vasca per svuotarla!"
Il visitatore, colpito dalla risposta, balbettò un timido:
"Oh... capisco..."
Il capo sala, ancora sorridendo, si chinò leggermente verso di lui e aggiunse con tono complice:
"Allora, cosa preferisce? Un letto vicino alla finestra o uno più centrale?"
A questo punto, il visitatore, incerto se ridere o preoccuparsi, fece un passo indietro.
"Ehm… no, grazie! Credo di stare bene così… davvero!"
Il capo sala, per nulla turbato, lo accompagnò fuori dalla stanza, ma proprio mentre stavano uscendo, si fermò, si voltò e disse:
"A proposito, non è male la scelta del secchio, ma davvero nessuno pensa mai alla soluzione più semplice. Forse perché tutti cercano di dimostrare quanto sono intelligenti…"
Il visitatore annuì rapidamente, ma non poté fare a meno di notare un infermiere che, con discrezione, scriveva qualcosa su un blocchetto accanto alla porta. Sul foglio c’era scritto: "Possibile candidato al test della vasca. Da rivalutare."
Il visitatore, leggermente turbato, decise di lasciar perdere quella strana sensazione e proseguì il tour del reparto. Mentre camminava per i corridoi, notò pazienti impegnati nelle attività più disparate: chi dipingeva, chi suonava il pianoforte, chi parlava con una pianta come se fosse un vecchio amico.
Cercando di mantenere la calma, si rivolse di nuovo al capo sala:
"Devo ammettere che… ehm… il test della vasca mi ha un po' spiazzato. Ma voi come fate a essere sicuri che chiunque entri qui non sia… come dire… un po' strano?"
Il capo sala, senza perdere il suo tono amichevole, rispose:
"Oh, ma è molto semplice! In realtà, molte persone normali hanno comportamenti 'strani' se osservati dal punto di vista sbagliato. Ad esempio, lei che farebbe se trovasse una banconota da 50 euro sul pavimento?"
Il visitatore, ancora più confuso, rispose esitante:
"Beh… la raccoglierei, immagino!"
Il capo sala lo guardò con occhi scintillanti di ironia e replicò:
"Ecco, molti dei nostri pazienti farebbero lo stesso. Ma la differenza è che loro potrebbero poi discutere per ore con la banconota, chiedendole dove ha viaggiato, chi l’ha posseduta, o accusandola di essere un falso!"
Il visitatore scoppiò in una risata nervosa, ma prima che potesse dire qualcosa, un paziente si avvicinò con aria serissima.
"Scusi", disse il paziente rivolgendosi al capo sala, "la vasca è pronta per il prossimo test, ma ho notato che manca il tappo. Forse dovremmo fare un’indagine?"
Il capo sala sorrise compiaciuto.
"Grazie per la segnalazione! Vede?" disse al visitatore, "Questo è un esempio di lucidità. Lui non si limita a svuotare la vasca, ma pensa al motivo per cui il tappo non c’è. È un pensatore!"
Il paziente, con grande dignità, annuì e aggiunse:
"E se mi concedete, la colpa è sicuramente del secchio. Lo vedo sempre lì, pronto a svuotare, ma mai a restituire il tappo!"
A quel punto, il visitatore decise che era meglio cambiare discorso. Cercò di distrarsi guardando fuori dalla finestra, ma notò qualcosa di bizzarro: un altro paziente nel giardino stava dando da mangiare a un ombrello aperto, mentre canticchiava una melodia allegra.
Incuriosito, chiese al capo sala:
"E quello cosa sta facendo?"
Il capo sala guardò fuori con estrema naturalezza e rispose:
"Ah, quello? Sta allenando il suo ombrello per l’arrivo della stagione delle piogge. È un progetto molto ambizioso: vuole che l’ombrello si apra e si chiuda al ritmo di una canzone. Dice che sarà una rivoluzione per l’industria musicale!"
Il visitatore rimase senza parole. Poi, vedendo un’infermiera avvicinarsi al paziente con un sorriso rassicurante, pensò tra sé: "Beh, almeno qui c’è gente che si prende cura di loro."
Ma fu in quel momento che l’infermiera esclamò:
"Bravissimo! L’ombrello ha già imparato il primo movimento! Però oggi lasciamo stare 'La Danza delle Ore', è troppo complessa. Passiamo a una ninna nanna, d’accordo?"
Sempre più inquieto, il visitatore decise che era il momento di concludere la visita. Con un sorriso forzato si rivolse al capo sala:
"È stato… illuminante, davvero. Ora però devo proprio andare. Ho, ehm, degli impegni urgenti!"
Il capo sala, con il suo solito tono gentile, lo accompagnò alla porta, ma prima che potesse uscire gli diede una pacca sulla spalla e disse con aria sibillina:
"Ricordi, caro signore, che il confine tra normalità e follia è molto sottile. Non è questione di chi svuota la vasca o raccoglie la banconota: è questione di chi si diverte a farlo!"
E con quella frase enigmatica, chiuse la porta, lasciando il visitatore a fissare l’ingresso del reparto con una nuova consapevolezza… e un dubbio che lo avrebbe accompagnato a lungo.
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